La filosofia è una materia che solleva spesso domande circa la sua utilità. Può capitare di domandarsi: ma a cosa serve studiare Platone e il suo mito della caverna? Noi non viviamo mica in una caverna! Perché pensare che forse il tavolo su cui sto mangiando non esiste? Io lo sento concreto e stabile, ipotizzare che non sia così non ha alcun senso! La filosofia per sua natura può essere molto astratta e può sembrare fine a se stessa, nonostante questo (o forse proprio per questo) è estremamente utile nella vita di tutti i giorni e non solo per gli adulti, anche i bambini e gli adolescenti possono trarne un grande beneficio. D’altronde Aristotele sosteneva che l’origine della filosofia fosse da ricercare nella meraviglia e in questo i bambini sono maestri.

1. Sull’utilità e il danno della filosofia per la vita

A cosa può servire quindi la filosofia? Partiamo intanto dal presupposto che la filosofia è diversa dalla storia della filosofia. Quello che si studia durante il percorso scolastico è la storia della filosofia, la filosofia vera e propria si suddivide in diverse aree, molte delle quali riguardano direttamente il mondo che viviamo, anche nei suoi aspetti più pratici. La storia della filosofia può essere utile al fine di richiamare varie tematiche che i filosofi nel tempo hanno deciso di affrontare, ma non sempre rende chiara la relazione con le problematiche pratiche che i filosofi vivevano e le domande che stavano dietro i loro ragionamenti. Ad esempio Niccolò Copernico, scienziato e filosofo, arrivò a teorizzare l’eliocentrismo spinto dalla necessità (e dall’esigenza del Papa) di trovare un nuovo modo di calcolare gli equinozi, in particolare quello di primavera, e individuare con precisione la Pasqua. La sua teoria fu poi molto più di questo, sia sul piano astronomico che esistenziale e filosofico: l’eliocentrismo mise in discussione la centralità dell’uomo rispetto all’Universo, portò l’essere umano a considerare la propria posizione esistenziale.

La filosofia può dividersi in vari ambiti, in base alla sua materia di studio: filosofia teoretica (verità e ontologia), filosofia morale (etica), filosofia della scienza, estetica (che cos’è il bello), filosofia del linguaggio, filosofia della mente, filosofia politica. Un ambito estremamente pratico è proprio quello della filosofia morale; non a caso Immanuel Kant nominò il proprio scritto di filosofia morale Critica della Ragione Pura Pratica contrapposto al suo testo di filosofia teoretica Critica della Ragione Pura. La filosofia morale si occupa di trovare una definizione rispetto a che cosa sia il bene e il male, se il bene sia il bene per me o per la comunità, se un’azione può essere buona a prescindere dal contesto oppure no. Il fine è quello di trovare una definizione che sia valida sempre e per ogni cultura. Prendendo come esempio la filosofia morale diventa più evidente come studiare filosofia sia estremamente utile: interrogarsi circa la bontà di determinate azioni sviluppa il senso di comunità e di democrazia, oltre che quello di responsabilità e la consapevolezza nei confronti delle proprie azioni.

Anche la filosofia teoretica, per quanto astratta, può avere dei risvolti estremamente utili sul piano pratico. In primo luogo, il ragionamento e il porsi domande aiuta lo sviluppo delle capacità cognitive, allo stesso modo della matematica. Per certi aspetti riflettere sulle questioni filosofiche è molto simile al risolvere un’equazione. Sviluppare la capacità di formulare delle domande è molto utile anche per imparare ad approfondire una qualunque conversazione o per sviluppare un testo scritto, anche di narrativa o descrittivo. Su un piano più pratico ed esistenziale, ragionare e domandare mette l’individuo nella condizione di non accettare passivamente il mondo che lo circonda o le informazioni che riceve. Si tratta, in un certo senso, di contribuire attivamente alla creazione del mondo in cui viviamo, imparando a raccontarlo e descriverlo in modi diversi, trovando un punto di incontro tra la propria visione e percezione delle cose e quella dell’altro (inteso come alterità generale). La filosofia porta anche a sviluppare l’immaginazione: quando cerchiamo una risposta, per esempio, alla domanda “come mai dico che il tavolo esiste?” dobbiamo pensare e prendere coscienza di tutti i nostri meccanismi inconsci e automatici che ci portano a credere che il tavolo esista, tra cui in primis i nostri cinque sensi. A questo punto il filosofo si chiede se il tavolo esiste nello stesso modo anche per tutti gli altri esseri umani, ed ecco che qui entra in gioco il confronto con l’alterità. A questo punto è necessario cercare di immaginare tutti i casi possibili in cui il tavolo venga percepito in una maniera diversa, o addirittura non venga percepito. Oltre che tra gli esseri umani si può cercare anche tra gli esseri umani e diventerà subito chiaro che il mio modo di percepire il tavolo è solo mio e non per questo più giusto del modo di percepire di un altro essere umano o di un animale. Questa consapevolezza ci porterà ad essere più in ascolto verso le diversità, finendo con il trovarle addirittura stimolanti e arricchenti. Immaginare mondi diversi dai nostri è anche la base di partenza per ogni buon scienziato, Albert Einstein ha teorizzato la relatività prima su base “teoretica” e poi ha cercato una dimostrazione matematica e scientifica.

Come suggerisce il titolo di questa sezione, la filosofia oltre che utile può essere “dannosa”. In che senso? La mia vuole essere più che altro una provocazione. La ricerca della verità, della morale, del bello, può essere in un primo momento disorientante. La ricerca filosofica ha spesso come punto di partenza delle “verità” che vengono considerate assolute e su cui basiamo la nostra esistenza e il nostro vivere quotidiano. La filosofia prende quelle verità e le mette in dubbio, le interroga, non le tratta come assolute e inviolabili e le risposte (parziali) che possiamo trovare non sempre ci fanno piacere. Si usa dire che vivono meglio gli ignoranti, coloro che ignorano determinate cose, e in un certo senso è vero. La filosofia però vuole portare non solo a una esistenza migliore, va nella direzione di una esistenza più autentica.

2. Le pratiche filosofiche

Abbiamo parlato dell’utilità della filosofia, e dei suoi aspetti pratici. A favore di questo esistono una serie di vere e proprie pratiche filosofiche. Gerd G. Achenbach negli anni ’80 del secolo scorso ha dato il via a quella viene chiamata “consulenza filosofica”. La consulenza filosofica è una pratica filosofica rivolta ad esaminare delle problematiche esistenziali (ma non solo) da un punto di vista strettamente filosofico. La questione da analizzare viene portata dal consultante e il filosofo, riprendendo soprattutto il metodo socratico maieutico1, fornisce gli strumenti dell’analisi logica e il pensiero di altri filosofi per aiutare il consultante a trovare la propria risposta alla sua domanda, oltre che definire e creare il proprio “sistema filosofico” attraverso cui orientarsi nel mondo.

Oltre alla consulenza filosofica individuale, esistono molte altre pratiche filosofiche. Possiamo trovare i Caffè filosofici, la filosofia nelle aziende, la filosofia negli ambiti di cura, la filosofia in carcere e la Philosophy for Children. Tutte queste pratiche partono dal presupposto di utilizzare la filosofia come strumento per trovare un proprio punto di vista. Negli ambiti di cura, il filosofo aiuta, ad esempio, un malato terminale a trovare la propria strada per accettare l’idea della morte, o aiuta i parenti delle persone malate, attraverso la riflessione, a trovare nuove prospettive circa la malattia o il proprio ruolo in quel contesto. Nei caffè filosofici, oltre alla ricerca del proprio punto di vista critico, c’è anche il confronto diretto con il punto di vista di altre persone, creando un tavolo di discussione in cui il filosofo porta un argomento e modera il confronto. L’operazione di moderazione consiste nell’evitare gli “errori logici” e nel tenere la conversazione ad un piano filosofico, ponendo delle domande che stimolino una riflessione al di là delle singole esperienze personali. La Philosophy for Children è forse la pratica filosofica più vicina al Caffè filosofico, sia per la dimensione comunitaria che per l’attività del filosofo; quello che cambia e che la rende, a nostro avviso, molto interessante è il tipo di gruppo a cui è rivolta, ovvero i bambini e gli adolescenti.

3. La Philosophy For Children

La Philosophy for Children, come suggerisce il nome, è filosofia per bambini. Quello che questa pratica filosofica si prefissa non è però spiegare il pensiero dei vari filosofi ai bambini. Lo scopo della Philosohy for Children è di sviluppare le capacità filosofiche nei bambini. Come abbiamo scritto nell’introduzione a questo articolo, Aristotele sosteneva che l’origine della filosofia fosse da ricercare nella meraviglia. La meraviglia è quel sentimento di stupore di fronte a qualcosa che non conosciamo, che ci riempe il cuore di felicità e soddisfazione. La filosofia nasce dalla meraviglia perché la capacità del filosofo è di meravigliarsi di fronte a quelle cose che solitamente diamo per scontate, ad esempio il tavolo, di cui abbiamo parlato prima.

I bambini hanno questa capacità molto sviluppata, un po’ perché non hanno ancora una serie di verità assodate e considerate come assolute e molte cose effettivamente è la prima volta che le vedono, un po’ perché hanno una grande capacità di immaginazione e riescono a pensare a soluzione nuove e innovative. Fare filosofia per i bambini significa quindi andare a potenziare e indirizzare le capacità di meraviglia e immaginazione già presenti in potenza in ogni bambino. Oltre a questo, la Philosophy for Children ha come obiettivo quello di migliorare le capacità logiche e deduttive, poiché la filosofia nasce dalla pura meraviglia ma il modo di ricercare una risposta ai perché è guidato dall’utilizzo corretto della ragione e dei suoi strumenti. La Philosphy for Children contribuisce quindi a migliorare la capacità di argomentare razionalmente, di guardare un oggetto sotto molti punti di vista differenti e cercare un modo per unificarli tutti. Per questa ragione, la Philosophy for Children favorisce anche lo sviluppo dell’etica e di un atteggiamento democratico, poiché il proprio punto di vista è solo uno tra molti e lo scopo della pratica filosofica è ascoltare e comprendere ciò che è diverso dal proprio pensiero per poi creare un pensiero nuovo che tenga conto di ogni singolo contributo.

La Philosophy For Children fu fondata da Matthew Lipman negli anni ’70 e ha un metodo di applicazione (secondo il modello di Lipman) molto strutturato e articolato. Per svolgere l’attività di filosofia per i bambini si fa riferimento a diversi racconti (in base all’età del gruppo di partecipanti) in cui si narra una storia che solleva interrogativi di carattere filosofico. Ogni racconto ha diversi personaggi, anche molto diversi tra loro, in modo che ogni bambino possa immedesimarsi in uno di questi e cogliere meglio l’istanza filosofica dietro la narrazione. Il compito del filosofo è quello di domandare e accogliere le domande del gruppo, per poi guidare la riflessione filosofica e raccogliere le risposte che il gruppo troverà. La finalità è quella di giungere a una “verità” che sia valida per tutto il gruppo, partendo dal particolare per arrivare al generale.

L’attività di Philosophy for Children è rivolta a qualunque tipologia di bambino o adolescente. Anche un bambino con un disturbo specifico dell’apprendimento può partecipare a questo tipo di pratica filosofica, portando il suo prezioso contributo, magari anche proprio in virtù della propria diversità. D’altronde, come abbiamo detto, la filosofia è un mezzo per accogliere le diversità e diventare consapevoli che una cosa può essere fatta in tanti modi diversi, senza che uno sia necessariamente migliore dell’altro.

4. La Philosophy for Children e i processi metacognitivi di controllo nel bambino

I processi metacognitivi di controllo sono tutti quei processi legati alla consapevolezza di come funzioniamo. Ad esempio, mi rendo conto che per memorizzare una serie di numeri devo prima immaginarmeli su una tastiera numerica. Questa consapevolezza porta a controllare e monitorare i propri processi metacognitivi, utili nella vita quotidiana e nell’apprendimento. I processi metacognitivi rientrano anche nella comprensione di un problema e nel trovare le vie per risolverlo, pianificando il proprio percorso mentale, rendendolo consapevole.

La filosofia, ponendo quesiti e sviluppando la capacità di fare domande, va nella stessa direzione dello sviluppo dei processi metacognitivi. In filosofia, oltre che cercare una personale risposta a un problema di carattere filosofico, ci relazioniamo con altri punti di vista; nel fare questo possiamo domandarci come mai io ho scelto un certo tipo di risoluzione e un’altra persona un altro e prendere quindi coscienza di come funzionano i miei processi metacognitivi. Nella Philosophy for Children affianco alla riflessione prettamente filosofica possiamo aggiungere la riflessione sui proprio processi metacognitivi e sul modo personale in cui ogni bambino ha raggiunto la propria posizione filosofica.

Tra i vari ambiti della filosofia, nel primo capitolo, abbiamo individuato la filosofia della mente. La filosofia della mente si occupa di interrogarsi proprio circa il funzionamento della mente umana, sul perché ragioniamo in un certo modo o perché una cosa la troviamo buffa. La filosofia della mente si interroga anche sulla natura dei concetti e per questo è molto vicina alla logica e alla filosofia del linguaggio. Fare filosofia per i bambini con un approccio vicino alla filosofia della mente può portare a una riflessione sui processi metacognitivi, stimolando la ricerca sul proprio funzionamento a priori rispetto l’oggetto filosofico indagato.

La relazione tra i processi metacognitivi e la filosofia sta dunque nel fatto che fare filosofia è indagare le fondamenta del mondo in cui viviamo e nel modo in cui guardiamo il mondo possiamo trovare noi stessi.


1 Socrate ricercava la verità attraverso il domandare. Nello specifico, il principio socratico è guidato dalla convinzione che ponendo le giuste domande la verità possa venire alla luce e che il filosofo abbia il compito, come una nutrice, di aiutare le persone a far venire alla luce la propria verità ponendo le giuste domande.